In questo caso, data la giovane età del cliente e la sua difficoltà a tenere gli occhi chiusi durante la consulenza, ho condotto la R.E.V. con gli occhi aperti, il risultato è stato comunque un viaggio in una memoria transgenerazionale.fire-behind

Alberto ha 18 anni, dal 10 maggio di quest’anno ha iniziato a percepire delle presenze durante la notte, ha molta paura. Mi chiede se posso aiutarlo a capire cosa gli sta accadendo. La famiglia d’origine, con la quale vive tuttora, era inizialmente composta dai due genitori e 4 figli, di cui lui è il minore. Ora a vivere con i genitori sono lui e il fratello di poco più di trent’anni, quest’ultimo una decina di anni fa ha avuto delle allucinazioni che non ha ancora completamente superato, Alberto ora ha paura di ripetere l’esperienza del fratello.
Scelgo di lavorare con l’Eremita che egli ha nel Mandala Tarologico® e gli chiedo di dirmi cosa vede
Lui mi risponde: “è uno stregone, non ci vede, sta camminano al buio per cercare una uscita ma non la trova. Deve uscire dalla grotta”.
Gli domando perché è lì secondo lui e mi risponde “non lo so”.
Gli chiedo: “Ci sei?”. Mi risponde “No”.
Gli faccio mettere la mano sopra alla carta, non sente nulla; aggiungo la Senza Nome e mi risponde “ora sembra che ci sia qualcuno oltre a noi due ma è andato via subito”
La XIII: “rappresenta la morte ci sono tutte le teste tagliate“, non vede altro.
Decido di lavorare le radici, dove Alberto ha un innamorato.
Alberto: “questo arcano mi ricorda la mia ragazza, è la prima persona a cui tengo, la mia vita sta cambiando, sto cambiando io. E’ una cosa brutta, perché sto perdendo la mia ingenuità, ora devo dire: “no non posso perché qualcuno non vuole” non mi lascio più andare. Ho sbagliato a fare cose che non vorrei più fare”.
Mi dice “Sto male” gli chiedo di definire questo malessere con degli aggettivi: “impotente – mi faccio condizionare troppo dai miei amici –“
Torniamo all’innamorato, gli domando cosa vede nella carta.
Alberto: “Tre persone che vengono colpite dal bene ma non se ne accorgono (sono benedette), l’angelo non si fa scoprire, loro sono ingenue.”
Gli chiedo se lui si vede.
Alberto: “A sinistra sto parlando con un mio amico e mi sta consigliando delle cose giuste, l’altro dice di ascoltare me stesso senza farmi condizionare.”
Chiedo chi gli dice queste cose nella realtà.
Alberto: “La mia ragazza”
Prendo la complementare, La Casa Dio, e chiedo cosa vede.
Alberto: “Vedo una festa: succede qualcosa di brutto finisce male, cade la corona!!” Chiedo tre aggettivi di corona: “stanca, bella, pesante”.
Chiedo perché pesante.
Alberto: “Tende a cadere, non ce la fa più a stare là sopra ma poi non cade. I tipi sono felici se cade perché la torre senza corona non ha senso”
Chiedo tre aggettivi di torre.
Alberto: “Buia, debole, triste per il fatto che è buia”
Chiedo allora tre aggettivi di buio.
Alberto: “Pessimo, triste, pauroso”.
Mi dice allora che il buio potrebbe nascondere qualcuno. Gli chiedo di mettere la Casa Dio sotto la sua mano, e lasciare fluire le immagini, gli chiedo ora di entrare nella Torre.
Alberto: “Sento piangere nella torre, sono delle bambine!”
Gli chiedo di andare a vedere chi sono, lui però dice che non vede nulla e non può muoversi, pongo sotto la sua mano l’Eremita e gli dico che ora sarà accompagnato da lui e dalla sua luce, ora può vedere effettivamente: la torre è vuota, antica, soffitto infinito lunghissimo, gocce che cadono dall’alto. Vede una porta chiusa, gli chiedo di aprirla, ora è in un corridoio lungo non vede cosa c’è. Dietro di lui sente una presenza, ha paura, gli dico che ha accanto l’Eremita e che fuori dalla Torre ci sono io, non è solo.
Gli chiedo di guardare dietro alle sue spalle, c’è buio, gocce sempre più forti. Va avanti, in fondo al corridoio c’è un cancello con i pungiglioni alla sommità, mi dice che è brutto, gli chiedo di aprirlo, mi dice che non può, occorre la chiave. Gli suggerisco di chiederla all’Eremita, l’Eremita gli risponde che effettivamente la chiave lui ce l’ha ma non può dargliela perché Alberto deve prima fare una prova vivendo, dovrà vivere per avere quella chiave.
Alberto: “Vedo oltre, c’è la luce dove finisce la torre, c’è una figura, gli chiedo chi è.E’ un mio parente e lui ha già avuto la chiave”.
Gli chiedo se lo conosce e mi dice di no, gli chiedo se i suoi genitori lo hanno conosciuto, mi dice di si, chiedo se è parente della mamma, la risposta è negativa, chiedo se è un parente del babbo.
Alberto: “Si! È una donna. Ha il viso deturpato, è bruttissima, è arrabbiata con me è seria, ha la faccia mangiata”.
Alberto ha molta paura, mi dice che questa donna gli deve parlare, lui si alza di scatto dalla sedia dicendomi che non vuole sapere nulla, ha troppa paura.
Lo lascio andare in bagno per consentirgli di riprendersi, poi parliamo di quanto accaduto.
Gli parlo della radice che per lui ha un legame con l’Amore e scopro così che la sua nonna paterna è morta il giorno della sua nascita. La sua mamma non lo desiderava, aveva deciso di abortire ma il giorno dell’aborto un’infermiera le ha fatto cambiare idea è lui è potuto nascere.
Dopo qualche anno la mamma è nuovamente rimasta incinta, questa volta di due gemelli, ma per motivi non chiari la madre abortisce molto avanti nella gestazione; per questo le hanno dovuto indurre il parto, i due corpi vengono lasciati all’ospedale per la ricerca scientifica.
Gli ricordo i bambini che piangevano nella Torre.
Lo lascio riflettere sul fatto che sta ormai per entrare nell’età adulta e questo gli crea tensione nel sentire dentro di sé i cambiamenti di chi perde la propria ingenuità, Ripercorriamo assieme ciò che lui mi ha detto alla luce di questa ipotesi e lui mi dice come si sente smarrito in questa fase di passaggio che ora però gli risulta più chiara.
Lo tranquillizzo facendolo riflettere che i tre personaggi nell’innamorato non si accorgono, perché sono ingenui, della presenza dell’angelo che li benedice ma che l’Angelo è buono, dunque la persona che desidera parlargli è buona e forse l’ha sempre avuta accanto (ha sempre avuta paura del buio dove ha sempre avvertito delle presenze), cerco di tranquillizzarlo e di lasciare che apra i suoi canali.
Lui mi dice che la figura femminile gli ha detto che quello che ha da dirgli glielo dirà solo quando saranno da soli loro due.
Lo invito a non averne paura, qualunque cosa voglia dirgli è sempre un angelo come lui stesso ha visto.
Lo invito a ripetere l’esperienza se e quando lo riterrà il momento opportuno, mi chiede il perché solo lui e suo fratello ovvero i due fratelli maschi si sono trovati a vivere questo tipo di esperienze spaventose e per quale motivo circa alla stessa età (suo fratello aveva effettivamente 18 anni quando ha cominciato a stare male e ad avere le visioni).
Ipotizzo che forse sia il momento in cui si lascia la propria ingenuità, e lui insiste “ma perché solo i maschi”? A questa domanda non sono attualmente in grado di dare una riposta.

Mi ringrazia , mi pare molto più sereno, lo invito a lasciare fluire qualsiasi eventuale manifestazione e, in caso di timore, a chiedere aiuto all’Eremita e alla sua luce.
Ad un anno di distanza Alberto non ha più avuto queste percezioni paurose che lo avevano condotto a richiedermi un consulto.