Mandala Tarologico e lealtà familiari limitanti

L’immagine bidimensionale del Mandala Tarologico evidenzia le basi di quattro piramidi, solo la piramide sensoriale riporta al centro il suo vertice P5, gli altri vertici sono posti sotto l’immagine e indicati con P20, P21 e P22.

Si tratta dei quattro Maestri, uno per elemento: P5 Terra, P20 Acqua, P21 Aria e P22 Fuoco, da questi vertici originano le quattro piramidi corrispondenti a questi elementi. Avremo così: P1, P2, P3 , P4 e P5 Terra, la Piramide Sensoriale, ed è la sola della quale facciamo esperienza diretta; P6, P7, P8, P9 e P20 la Piramide Astrale, in essa troviamo le memorie cellulari trasmesse attraverso l’Acqua (i segreti dell’albero), P10, P11, P12, P13, P21 Piramide Mentale dalla quale originano le memorie legate all’Aria (i detti, le convinzioni mentali dell’albero); P15, P16, P17, P19 e P22 la Piramide Causale legata al Fuoco (le sfide, storie transgenerazionali che come le precedenti, limitano la libera espressione vitale). L’Arcano Personale è il momento dell’incarnazione, il passaggio dall’immanifesto al manifesto, il seme che racchiude la sintesi dell’esperienza di vita, mantiene costantemente la funzione di collegamento tra i due mondi. Esso descrive la modalità che ciascuno ha di comunicare con l’invisibile, o se si preferisce con il mondo supero: maggiore sarà la connessione con questo Arcano, migliore sarà la capacità di dialogare con l’immanifesto.

Per molto tempo durante le consulenze, ho lavorato con le sfide per sciogliere i legami derivanti dalle lealtà familiari di cui ciascuno di noi si è fatto carico, ma l’esperienza mi ha poi portato a lavorare preferibilmente con i Maestri e l’Arcano Personale, sempre usando il metodo R.E.V.;

Per comprendere i motivi di questa scelta operativa, occorre spiegare cosa rappresentano i 4 Maestri interiori: realizzata l’incarnazione troviamo P22 che rappresenta il primo trimestre di gestazione, P21 il secondo, P20 il terzo e P5 è il momento della nascita. E’ durante questo periodo che il feto assume su di sé lealtà familiari limitanti derivanti da storie transgenerazionali dolorose o vergognose. Durante i mesi di gestazione il feto non possiede alcun Mandala Tarologico, egli ne costruisce le basi vivendo l’esperienza intrauterina che viene descritta dai quattro Maestri che esprimono energeticamente il patto compiuto in quel periodo dall’embrione.

Solo alla nascita una volta deciso anche il nome del bambino, il Mandala Tarologico prende la forma che avrà da quel momento in poi (salvo decidere di modificare il nome o il cognome), dunque le sfide e tutte le altre memorie si creano solo in seguito e originano direttamente dai Maestri rappresentativi del periodo intrauterino.

E’ stupefacente la differenza fra il viaggio R.E.V. che il cliente compie rigorosamente ad occhi chiusi contattando fisicamente i quattro Arcani posizionati in una delle basi delle Piramidi, e quello svolto con i Maestri Interiori: spessissimo durante il percorso il consultante riconosce l’ambiente intrauterino, o comunque lo descrive dettagliatamente.

Solitamente il momento dell’incarnazione non presenta grosse difficoltà, anche se talvolta può esserci tristezza dovuta alla sensazione di aver rinunciato a qualcosa per entrare nella manifestazione. In un solo caso ho riscontrato una crisi dovuta a paura, che comunque è passata in breve tempo. Dal secondo trimestre capita che dalla percezione di buio si passi a intravvedere una luce che a volte viene definita filtrata come in effetti è per il feto. Le sensazioni corporee possono essere di fluttuazione, contenimento in un luogo via via più stretto, mare in tempesta mentre la nave che trasporta la persona sta approdando, mancanza di corporeità… e può succedere che in P5 si senta improvvisamente la percezione del dolore fisico, brividi di freddo come se si fosse effettivamente nudi e appena usciti dall’utero. E’ durante questo percorso che occorre recuperare il patto compiuto dal feto per amore dei propri avi, riconoscerlo e trascenderlo. Può essere un movimento difficile da compiere in quanto la persona percepisce la sensazione di essere un traditore, ritenendo che il patto origini da una esplicita richiesta dell’albero. In questi casi chiedo al cliente di guardare l’immagine del proprio albero, di raccontarmi com’è attraverso una descrizione che tenga conto della sensazione percepita dall’osservatore. Per nessun motivo durante la consulenza R.E.V. è consentito al cliente di aprire gli occhi, solo così il viaggio si compie con la necessaria concentrazione. Nella totalità dei casi quello che accade è che invitando la persona a dichiarare all’albero la scelta di vivere la propria vita con libertà, gioia e amore, esso improvvisamente prende vigore diventando rigoglioso e forte. I primi tempi per mostrare che effettivamente era una convinzione personale addirittura lesiva per l’albero, invitavo a dire anche il contrario: chiedevo di convalidare la lealtà di cui il cliente si era fatto carico e immediatamente l’albero subiva un tracollo o mostrava tristezza che scompariva nel momento in cui egli ripeteva nuovamente la frase precedente.

Non è dunque l’albero a chiedere il sacrificio, anzi! Gli avi ne subiscono il limite a loro volta. un nipote che dice alla nonna da ora in poi vivo la mia vita liberamente e con gioia, vede quest’ultima sorridere nella totalità dei casi, lo stesso accade se a dirlo è un figlio nei confronti di uno dei genitori. Quando un elemento dell’albero si libera dal legame transgenerazionale, alleggerisce l’intero albero, compreso coloro che sono ormai defunti. Ma allora cosa spinge le persone a attuare i patti epigenealogici? Perché ci facciamo carico dei dolori e difficoltà dei nostri predecessori?

La risposta è tutta in quei cinque Arcani corrispondenti all’incarnazione e ai nove mesi trascorsi dentro l’utero: attraverso gli elementi con i quali siamo in contatto e dei quali siamo costituiti, percepiamo le difficoltà patite di chi ci ha preceduto o dei nostri stessi genitori, e crediamo sia importante e utile farci carico della loro sofferenza a costo di rinunciare alla nostra stessa vita, o comunque ad esprimerla liberamente e gioiosamente.

Inoltre in quello stesso periodo, il contatto con le emozioni materne è totalizzante: è sufficiente che la madre per un attimo pensi di non portare avanti la gravidanza e il bambino registrerà questa sensazione di distanza e mancanza di amore per l’intera vita, indipendentemente da ciò che farà dopo sua madre. Ciò è riconoscibile per esempio dalla presenza di una Imperatrice in P22. Se invece troviamo una Casa Dio qualcosa di molto doloroso è accaduto in quel trimestre. La Forza sappiamo già che rappresenta la presenza di un gemello o della sindrome del gemello scomparso, una Ruota di Fortuna rappresenta un bambino cresciuto da uno o entrambi i genitori non biologici, un Eremita richiama la sindrome del giacente…

Quindi in questi nove lunghi mesi si è a contatto con una molteplicità di fattori che concorrono allo sviluppo del Mandala Tarologico e delle sue caratteristiche, ovvero formano la personalità dell’individuo.

Altra importante considerazione è che l’esperienza R.E.V. fatta con i Maestri è emotivamente più leggera di quella svolta attraverso le sfide, ciò perché nel primo caso percepiamo solo l’emozione provata durante il periodo fetale, nel secondo si percepiscono invece le emozioni vissute dalla persona o dalle persone di cui ci siamo fatti carico e che possono risultare molto dolorose o anche paurose.

Qualunque sia la strada utilizzata, occorre che quanto emerge dal lavoro sia poi ripetuto attraverso delle frasi riportate quotidianamente con l’aiuto di uno o più Arcani per almeno quaranta giorni, solo così sarà possibile usufruire dei benefici e delle comprensioni acquisite durante la consulenza, in caso contrario la mente ecologica cancellerà ogni ricordo nel giro di pochi giorni riportando tutto allo stato iniziale come se nulla fosse stato fatto.

 

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